Dopo aver letto centinaia di articoli, rifatto il CV venti volte, dopo averlo tradotto in 4 lingue e adattato alle culture dei vari paesi, ho pensato fosse il caso di condividere alcune percezioni su questo famoso argomento del “come devo scrivere il mio CV”.
C’è chi lo fa lunghissimo, chi lo fa cortissimo, chi non ha ancora avuto esperienze e non sa da dove cominciare, chi è troppo pigro per mettersi a un computer per scriverlo e chi è troppo vecchio per pensare a scriverne uno perché la prima volta che era alla ricerca di lavoro la parola CV nemmeno esisteva nel vocabolario.
Purtroppo o per fortuna tutti abbiamo bisogno di un biglietto da visita in questa società del lavoro. La nostra immagine, perlomeno sulla carta, è costituita dal CV, un biglietto da visita importante per fare colpo su un’altra persona. Il CV fa parte delle tante cose che ci permettono di creare una connessione con il mondo del lavoro ed essendo uno dei principali mezzi di selezione, lasciate la pigrizia a letto, e dedicate più di 15 minuti per scrivere il vostro biglietto da visita.
Tenete a mente che scrivere un CV non significa scrivere la vostra biografia, quella lasciatela per i vostri 80 anni, quando avrete qualcosa da scrivere e ne uscirà un libro. Il CV è uno specchio di ciò che siete e sapete fare, è ciò che da la prima impressione e lascia in un selezionatore la stessa sensazione che avete voi quando avete appena conosciuto qualcuno un sabato sera e dopo 5 secondi già sapete se quella persona vi piace o meno.
Capite perciò che non avete il tempo di analizzare con profondità la persona e l’idea che vi siete fatti si basa solo su pochi e piccoli dettagli. Cosa significa? Che il vostro CV deve avere il potere di dare un’immagine di voi che sia esattamente quella che volete e che non vi faccia apparire quella persona noiosa che non sa cosa vuole dalla vita.
Morale della favola: il selezionatore vi terrà in considerazione quando a vista d’occhio, passando dalla prima alla seconda pagina (si, scordatevi della terza pagina; così ad esempio nessun ragazzo o ragazza spenderà tempo a pensare a che taglia di pantaloni portate, al primo appuntamento) se, e soltanto se, c’è una certa uniformità tra le esperienze che avete fatto, e se ci sono parole chiave ripetute che risaltano all’occhio e hanno a che vedere con il lavoro per cui vi siete candidati.
Ricordatevi che ogni selezione è diversa ma, nella maggior parte dei casi (e in particolar modo quando vi iscrivete on line) il vostro CV viene selezionato prima di tutto da un database programmato sulla base di parole chiave. Vi faccio un esempio: se avete studiato medicina e vi candiate per una posizione di panettiere, a meno che nel vostro CV non ci sia qualche termine come “impasto, arte bianca, pane, farina, panetteria, fornaio”, molto probabilmente il computer scarterà il vostro CV. E non fate i furbi, scoppiazzare parole a caso tra la parte competenze e hobby, anche se vi darà modo di passare lo screening del computer, se non avete niente a che fare con il lavoro per cui vi applicate, il selezionatore, che ci butterà l’occhio 5 secondi, vi scarterà comunque. Quindi siate coerenti.
Non pensate che i siti web siano inutili, che voi siate inutili, che non c’è lavoro o che nessuno sta leggendo il vostro CV. Queste sono scuse che ci si inventa per giustificare la pigrizia e quindi il non aver raggiunto risultati. Io ci ho messo 3 mesi: più di 300 CV inviati, costante comunicazione, partecipazione a eventi sul lavoro, la media di 20 risposte e 1 lavoro per cui sono stata selezionata. Vi sembra poco? Vi sembra molto? Non importa. Ciò che veramente importa è chiedersi “cosa ci vuole” e lavorare di strategia. Una volta un amico mi ha detto: “La semplicità a volte fa più effetto”.
giuseppina cuccurullo