Quanto vi era piaciuta la nostra prima intervista a Immanuel Casto nell’ormai lontano ottobre 2010? A nemmeno un mese dal suo ritorno a Milano, per la tappa del 29 ottobre all’Alcatraz del suo “Sognando Cracovia Tour” (clicca qui per tutte le altre date) abbiamo nuovamente intervistato l’ormai acclarato re del porn groove. Ma non ci siamo accontentati. Assieme al Casto Divino abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la sua nuova partner musicale, la cantautrice Romina Falconi, che lo ha accompagnato in alcuni dei suoi ultimi successi e che lo affiancherà sul palco del tour.
Partiamo proprio dal tour. Quale è stata fino a oggi la città che vi ha accolto meglio e da quale vi aspettate il maggior calore nel tour?
Immanuel: É davvero difficile rispondere. Ho avuto tante esperienze bellissime. Forse però quelle ricordo con più piacere sono il mio ultimo show a Milano e il concerto di chiusura del gay pride nazionale del 2012, tenutosi a Palermo.
Romina: Milano ogni volta mi sorprende, partecipa calorosamente. Il sud è famelico di musica. Firenze, Bologna e Roma (non solo perché sono di parte) mi danno molte soddisfazioni. É davvero difficile rispondere perché in Italia si sta bene sempre quando si fanno concerti.
Che parti reciterete, che ci potete anticipare, nelle visual che faranno da contorno alle canzoni nel vostro show?
I: Curo personalmente le video-proiezioni di miei concerti. Di solito si tratta dei video ufficiali dei brani, altrimenti di animazioni di mia creazione. Si va dal porno vintage di ‘Io La Do’ alla fiamme per ‘Circe’.
R: Mi sono completamente affidata ad Immanuel, ha un occhio formidabile per la scena.
In “Sognando Cracovia” volete dare un giudizio morale al do ut des ai confini dell’est?
I: Assolutamente no. Mai. La canzone parla delle storie d’amore senza tempo. Nello specifico del rapporto tra un uomo vetusto, un pensionato, e la sua badante ‘coronata da un diamante’. Nella canzone non c’è giudizio. Raccontiamo un storia molto comune. Se è poi la realtà ad essere grottesca… non è colpa nostra.
R: Una delle cose in comune che abbiamo io e il Casto Divo è che ci piace molto “Raccontare”. I giudizi durante un racconto non servono molto a mio parere. Immanuel aveva scritto Sognando Cracovia e quando sono andata in studio per registrare la mia voce ricordo di aver riso parecchio e ho dovuto cantare più volte la mia parte. Lo stesso durante le riprese del video: ad un certo punto singhiozzavo dal ridere. Temi così delicati e comuni non possono non suscitare reazioni. Crediamo nella libertà, non tendiamo mai giudicare il modo di vivere di qualcun altro.
Delle due quale ritenete essere la parte sottomessa? La ragazza costretta a piegarsi all’anziano per soldi, o viceversa l’anziano derubato dalla ragazza dell’est?
I: La canzone parla proprio di un do ut des. Non c’è parte lesa e tutto avviene nel consenso reciproco. Entrambi hanno qualcosa da guadagnarci e chi siamo noi per dire che dovrebbero astenersi? Certo, forse ci va di mezzo la decenza, ma qualcuno mi sa dire il cambio corrente buon gusto /euro?
R: Il dare/avere vale quasi per tutte le cose della nostra vita. L’anziano con la badante è un tipo di rapporto che tende a colpire prima rispetto agli altri perché è paradossale. Se proprio vogliamo cercare una parte sottomessa forse è la famiglia dell’anziano/a che non può fare altro che vivere passivamente la love story in questione.
Eyeliner e puttane. Esperienza nordica, nella quale alcuni stati intendono ridurre la prostituzione con la reclusione ai clienti, anche per diminuire lo sfruttamento delle ragazze, o modello continentale che legalizzi le case chiuse?
I: Io sono assolutamente per la legalizzazione delle case chiuse. Affinché che chi fa questa scelta professionale possa essere tutelato. E tassato.
R:Di certo meglio le case chiuse. L’unico vero modo per tutelare le ragazze è questo, non certo arrestare qualche cliente.Pensiamo a quanti soldi girano intorno la prostituzione annualmente… Ancora stiamo ai tempi della legge Merlin! Era il lontano ’58. Continuano a fare raccolta firme ma… niente.
Non tutte le storie e vicende scabrose e maliziose raccontate nelle canzoni di entrambi fanno riferimento al vostro vissuto. Quale si avvicina maggiormente a una reale esperienza e quale, invece, non attiene affatto al vostro passato?
I: Una canzona che sento molto mia è ‘Da Quando Sono Morto’, ma anche brani più frivoli come ‘Tropicanal’. Non è invece autobiografica ‘Che Bella La Cappella’. Per fortuna non ho subito episodi di molestie da parte di ecclesiastici.
R: Sono un po’ tutte mie, c’è il mio vissuto comunque. Da “Attraverso” a “Circe” a “Il mio prossimo amore”. La canzone con il tema che ho a cuore e che non ho vissuto sulla pelle è “Eyeliner”, che parla in particolare dei transgender, ma anche di tutte le persone che hanno dovuto/voluto fare un cambiamento radicale: sono quelli che non vogliono più farsi toccare dai giudizi perché ne hanno passate troppe.
Quali sono i caratteri comuni o, viceversa, quelli divergenti, che hanno permesso la vostra collaborazione e la nascita di questo tour?
I: Direi che entrambi amiamo giocare con la nostra immagine. Ci piace provocare, ma con stile e autoironia. Inoltre lavoriamo con gli stessi produttori musicali. Ci accomuna l’elettro-pop. Completamente diverso è invece il nostro background. Io sono nato dal web con quello che era prima di tutto un progetto di comunicazione. La qualità musicale è arrivata dopo. Romina invece ha fatto un percosso più classico, cosa testimoniata dalla sua qualità vocale.
R:Io amo di lui questa sua voglia di imparare in ogni occasione, di non limitarsi mai. In questo c’è una similitudine. Come ha detto Immanuel, è il genere e l’intenzione ad essere simile. Con lui mi sono sentita libera di osare di più. Riguardo l’aspetto caratteriale invece siamo diversi, ma è una cosa che non mi dispiace affatto. Lui è Cary Grant che canta con la libertà di pensiero che non ho visto in nessun essere umano mai. Io sembro una pin up con i modi di Mamma Roma. La cosa interessante è che ci siamo trovati nel voler interpretare personaggi che ad altri artisti non verrebbe mai in mente di mettere in scena. Vorrei imparare da lui ad eliminare l’auto-censura: Casto è da guinness in questo.
Quale aspetto della personalità di entrambi che emerge nei video è il più distante dalla vita vera?
I: Io mi pongo come un principe maledetto, il principe dal piacere. Tutto questo fa sicuramente parte di me, come artista. Ma nella vita privata sono piuttosto morigerato e, soprattutto, un grande nerd.
R:Nei miei video (come spesso sul palco) esce una sicurezza che qualche volta mi accorgo di avere anche nella vita, ma nel privato ammetto di essere molto timida. Faccio meno vita sociale di quanto possa sembrare.
Grazie a Youtube oggi chiunque può fare milioni di visite anche con il video più banale e di scarsa qualità. Sono solo i click a contare o è rimasto qualcosa di ulteriore a segnare la differenza tra un lavoro fatto bene e uno fatto male?
I: La differenza la si può fare ed è enorme. Sta fondamentalmente nella capacità di trasformare quei click in qualcosa di concreto, che viva anche fuori dal web. É vero, si possono fare milioni di visite con un video stupido (soprattutto con quelli), ma poi? Nel caso di musicisti sono in pochi a riuscire a portare quegli utenti ai loro concerti.
R:Il video banale non può regalare la gloria che si desidera. Trovo che la canzone sia fondamentale, ma nel mondo pop sono troppi gli elementi da considerare: ci vuole la “faccia”, non importa se bella o brutta, dico la faccia giusta, quella adatta per il messaggio da dire. Personalmente ho sempre amato i video con qualche messaggio in particolare, una storia con un inizio e una fine. Penso agli anni ’80 e sorrido perché spendevano davvero tantissimi soldi e a volte i risultati non erano un granché. Da un certo punto di vista trovo che sia giusto che questa tecnologia dia voce a tutti. Basta poi cercare di essere lucidi e provare a fare sempre meglio.
Cosa resterà sul vostro eyeliner alla fine di questo tour?
I: Ben poco credo. Le luci di scena sono roventi. Tra coreografie e tutine in spandex già so che gronderò come non mai. Ed è giusto così.
R: La voglia di ricominciare, di trovare nuove idee e restare col capo chino a lavorare/suonare/scrivere. Ogni fine tour sembra un pezzo di te che si stacca. Dal giorno dopo cosa resta? Questo lavoro è bello ma tiranno, vivi concentrato a fare bene ogni cosa e poi dopo mesi, appena non sei più in scena ti rendi conto che l’adrenalina in corpo non ti ha fatto tanto godere di certi momenti, ma è sacrosanto e si accetta tutto, anche di ricominciare, perché le cose più belle sono quelle che dobbiamo ancora creare.
lorenzo meazza