Lontane ma non troppo, vicine ma non tantissimo.Tra le due città regna una rivalita storica che sfocia in amore puro.
I Poli, o Circoli polari che dir si voglia, sono distanti tra loro 20.004,5 km (centimetro più, centimetro meno) e rappresentano nell’immaginario collettivo due mondi totalmente diversi. Ed essendo i capi estremi di questo pianeta, è facile capire il motivo di questo loro uso dialettale. Ma lasciando perdere le lezioni di geografia, si trova senza troppe difficoltà questa similitudine dovunque, perfino in una regione piccola come il Friuli Venezia Giulia.
Udine e Trieste rapprentano una dualità che fa storia ormai da secoli. I dotti la fanno risalire alla fine del Medioevo, quando la città alabardata passò dal modello economico feudale a uno più di mercato, mentre i “cugini” friulani lavoravano ancora per parecchio tempo sotto un signore. Tradotto: a Trieste si scopriva la new economy – per quell’epoca ovviamente – e a Udine si pensava all’aratro. E va da sé che un po’ di invidia n’è nata.
Per i più passionali, invece, tutto sbocciò nel 1950/51. Ossia la prima stagione di Serie A in cui Udinese e Triestina si affrontarono a pallone, per i bianconeri la prima in assoluto su quei campi. Da lì in poi ce ne sarebbero stati molti altri di scontri, sia dentro lo stadio ma soprattutto fuori, dove le due tifoserie se le davano ogni volta di santa ragione. Morti e feriti ci sono scappati, ahimè, ma non vanno certo citati nella categoria sport. In quella si trovano nomi come Nereo Rocco e Zico, Giacomini e Godeas fino ai giorni nostri, dove le “zebrette” giocano nel massimo campionato e i triestini ballano tra la Serie D e l’Eccellenza.
Collina e mare, frico e pesce, marelenghe e triestino. Di differenze ce n’è da scriverci un libro, e qualcuno l’ha già fatto, ma sotto il rancore che gli uni provano per gli altri c’è di sicuro un barlume di invidia. Gli udinesi non possono certo vantare un lungomare come quello di Trieste, né la ricchezza culturale che cela dentro di sé; dall’altra molti alabardati farebbero carte false per avere la Serie A ogni domenica allo stadio e la bora, per quanto caratteristica sia, non è la cosa più amata dai cittadini.
“A Trieste non se pol” si dice solitamente all’ombra di Miramare, con tutto quel vento che soffia all’improvviso per trascinare via peccati e orrore lasciati da una storia di guerre. “Troppa fortuna l’è capitata” esclama il sindaco udinese Honsell in un’intervista di qualche tempo fa, esprimendosi sulla città in cui visse da bambino. Quale sia la verità nessuno lo sa con certezza, ma una cosa va detta. Udine e Trieste: odiatevi che oggi giorno rimane solo quello, causa la crisi, ma almeno fatelo con amore. Come solo voi sapete fare.
timothy dissegna