Lo scorso 19 novembre siamo stati alla prova generale dell’opera “Les contes d’Hoffmann”, inserita nella produzione lirica 2014 del Teatro Fraschini di Pavia. La prima dello spettacolo andrà in scena venerdì 21 novembre alle ore 20.30 e sarà riproposta domenica 23 novembre alle ore 15.30. Successivamente l’opera verrà eseguita in altri teatri del Circuito Lirico Lombardo.
L’opera, composta da cinque atti (tre atti con prologo ed epilogo), è musicata da Jacques Offenbach, su libretto di Jules Barbier e Michel Carrè e tratta le vicende amorose del poeta tedesco E.T.A. Hoffmann – uno dei maggiori esponenti della cultura romantica europea – che è alla ricerca, costante e vana, della donna perfetta.
I Racconti testimoniano la delusione di Hoffmann di fronte all’impossibilità di trovare il vero amore, che alla fine troverà nella sua arte: la poesia.
La scrittura di Offenbac è in grado di sottolineare musicalmente le specifiche caratteristiche dei tre personaggi femminili: Olympia, una bambola automa (Bianca Tognocchi, soprano); Giulietta, una cortigiana (Maria Mudryak, soprano) e Antonia, una cantante (Larissa Alice Wissel, soprano).
I cantanti del Coro del Circuito Lirico Lombardo sono accompagnati dall’Orchestra “I Pomeriggi Musicali di Milano” e guidati da Christian Capocaccia, diplomato in violino al Conservatorio di Musica Santa Cecilia e Direttore musicale della Filarmonica di Stamford Young Artists nel Connecticut. Alla regia il drammaturgo Frédéric Roels, attualmente direttore dell’Opéra de Rouen.
È stata una prova generale emozionante, a conferma dello spessore dell’opera e delle grandi capacità di tutto il cast. Infatti, anche i punti deboli intrinseci dell’opera non hanno inciso sul risultato finale. Fra tutte le criticità da affrontare nella realizzazione de “I Racconti di Hoffmann”, quella relativa alla partitura – derivante da una forte discontinuità nella composizione -, è la principale. Fra le cause di tale discontinuità vi è la morte prematura di Offenbach e la successiva aggiunta e sistemazione di alcune parti, effettuata da altri autori. Anche la scenografia, che a tratti risulta essere addirittura stupefacente, è promossa a pieni voti.
«“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io/ fossimo presi per incantamento/ e messi in un vasel…”: l’incantamento nell’incipit di uno dei più famosi, e a me più cari, sonetti danteschi è la vera dimensione in cui si svolgono i Racconti di Hoffmann, moltiplicando in un mirabolante e borgesiano gioco di specchi l’incantesimo primo che sta alla base di ogni finzione teatrale e operistica» – afferma il direttore d’Orchestra Christian Capocaccia, intervistato a margine della prova generale in Fraschini.
Abbiamo chiesto al direttore quale sia l’aspetto più interessante di tutta l’opera: «Il fascino di questo lavoro – nel senso più etimologico del latino fascinum = stregoneria – risiede nell’incredibile proliferazione dei suoi incantesimi, che avvincono l’ascoltatore, immedesimato fin dall’inizio nel personaggio Hoffmann, alla narrazione fantastica dei suoi tre racconti, alla magia dei casi amorosi di cui lo scrittore è allo stesso tempo autore e protagonista, ai malefíci di cui è vittima. Il protagonista è, nelle mani di un Offenbach “buon incantatore”, lo strumento della creazione di una dimensione altra, in cui rimaniamo rapiti, costantemente in bilico tra sogno e realtà: come nel secondo atto, dove la realtà di Hoffmann, l’unica che parrebbe verosimile, stride con la realtà di tutti, che risiede in una finzione – la finta natura umana dell’automa Olympia. Una dimensione dove, in una sorta di caleidoscopio felliniano, nella finzione generale si inanellano, una dentro l’altra, le finzioni dei vari racconti. Una dimensione dove, infine, le cose acquistano una natura magica, come il ritratto della madre di Antonia che prende vita, o il diabolico violino di Miracle, o lo specchio che cattura l’immagine di Hoffmann nell’atto di Giulietta. In questo senso, la musica di Hoffmann tocca l’apice quando va oltre la sua generica carica romantica, secondo idiomi tipici dell’opéra comique francese, intrisi della mirabile ispirazione melodica dell’Offenbach genio dell’operetta.»
Secondo Christian Capocaccia “I Racconti di Hoffmann” diventano una delle più incredibili incarnazioni dell’incantesimo operistico nei momenti in cui la musica si insinua nelle pieghe della materia magica di questa narrazione e diventa la voce di quelle “cose”, nel suo aderire al loro valore simbolico e farsi concreta manifestazione del loro potere incantatore.
fabio lunghi
“I Racconti di Hoffmann” – fotografie di Alessandro Sacchi
veramente ottimo spgVKE2nettacolo e belle voci….una speranza per il mondo dell’opera!