Onore al merito all’Università degli Studi di Pavia per la creazione della prima piattaforma di crowdfunding per finanziare i progetti di ricerca. È vero che il portale Universitiamo è una dimostrazione concreta della lungimiranza dell’Ateneo pavese – così come riportato sul sito web ufficiale. Inoltre, uno dei quattro progetti attualmente presenti sul portale, più precisamente quello relativo alla ricerca sulla tubercolosi, ha già superato l’obiettivo prefissato (30 mila euro). L’ateneo pavese è stato il primo a portare il crowdfunding nella ricerca universitaria, ma non deve essere l’unico. Intendo dire che dobbiamo far entrare altre Università nel progetto Universitiamo, per diversi motivi.
- L’Italia non ha una grande risonanza nel mondo; questo è un punto di svantaggio per la piattaforma, che ha bisogno del maggior numero di visite possibile. Kickstarter è una vetrina immensa, Universitiamo una vetrina minuscola. Non le sto paragonando – sarei un pazzo – sto solo dicendo che bisogna intercettare un pubblico più ampio possibile.
- La presenza sul portale di altre Università aumenterebbe il numero di visite. L’Università di Pavia fa parte del gruppo di Coimbra: perché non estendere l’invito a loro?
- Più Università vuol dire più progetti e, di conseguenza, più visite. Più appeal per i potenziali donatori.
- Mettere al servizio di altri atenei il portale Universitiamo è un quasi un dovere morale, se è vero che lo scopo finale è aiutare la ricerca.
- L’Università di Pavia potrebbe rimanere comunque il capofila dell’intero portale, con evidenti guadagni a livello d’immagine e non solo.
- Il marchio scelto per il portale (Universitiamo) è generico (il nome sfortunatamente non è in inglese) e si presta all’apertura ad altre Università.
- Il portale avrebbe vita e rinnovamento pressoché infiniti, il rischio attuale è che le donazioni si esauriscano perché il pubblico è ristretto.
- L’unione fa la forza, anche economica. Sarebbe possibile effettuare qualche investimento pubblicitario extra, se necessario, per far girare la piattaforma.
fabio lunghi – Twitter @fabiolunghi