Capita raramente di riuscire, in una rubrica come la mia, a mettere in fila tre interviste che abbiano un certo fil rouge al loro interno. Vi spiego brevemente come accade: l’80% delle volte intervisto band che si fanno notare dalla redazione, oppure che scrivono direttamente a me, e solo il restante 20% trovo tempo di intervistare band che ho conosciuto. La prossima, ad esempio, sarà di questo tipo.
I Fase 39 dei quali Alessandro, il tastierista, ci racconta sono di entrambe le tipologie: mi sono stati infatti indicati da una agenzia che mi aveva proposto una intervista ad un gruppo dopo che chiesi “avete altre band interessate?”.
Non che i Fase 39 fossero realmente interessati, ma certamente si sono dimostrati interessanti.
S.G. «Coraggiosi o giovanili?».
Alessandro «Scegliamo “coraggiosi”, perché trovo che il progetto Fase 39 si sia imbarcato in un viaggio molto diverso e più rischioso di quello di altre band. Siamo su un percorso quasi più antico: mettersi a girare tra i locali e produrre dischi con questo nostro genere nel 2015 è forse un azzardo. Certo, ci sono realtà diverse che necessitano pari coraggio, come i vari contest, i talent show e le tante strade del web… ma certo, coraggiosa è stata anche la nostra scelta e dunque: coraggiosi!».
S.G. «Con gli artisti delle due precedenti interviste, gli Astenia e Metrico, condividete una cosa strana, cioè il legame con le città. Quanto conta la geografia nei pezzi che fate?».
Alessandro «È importantissima! Noi abbiamo lanciato l’EP con il singolo “Torino Magica” e già questo stabilisce un forte legame con la nostra città d’origine. Anche se, devo specificare: noi proveniamo e abbiamo vissuto la Torino di periferia, i nostri genitori vengono da una realtà distante da quella del centro cittadino. Quella è la realtà in cui abbia passato la nostra fase adolescenziale, in realtà affrontata in modo molto classico per gente delle periferie. Ovviamente, tutto questo nei nostri pezzi c’è eccome!».
S.G. «Con gli I Am The Distance, che intervistai per il primo numero della rubrica, scoprimmo il Traffic Festival di Torino e, successivamente, mi sono accorto che ci sono tantissimi festival e contest dalle vostre parti. È ancora così?».
Alessandro «Sì, abbiamo una realtà molto dinamica e viva attorno a noi. Tieni però conto che con i Fase 39 abbiamo iniziato a fare qualche piccola live da aprile di quest’anno e i festival torinesi accessibili ai nostri pezzi sono ormai diminuiti rispetto a prima: il Traffic, ad esempio, quest’anno si chiamava Festival della Musica Giovane e non dava più spazio alle band emergenti. Abbiamo però partecipato ad un bellissimo festival della zona, il Rock’n’Wolf World Festival: è quello in cui ci siamo divertiti di più a suonare grazie all’entusiasmo del suo pubblico! Da quello poi anche il Rythmic Festival e il Fortino Festival… hai ragione, dalla nostre parte ci sono tantissimi festival e contest. Prossimamente parteciperemo anche a Sotto il cielo di Fred, dedicato a Fred Buscaglione, che è festival e contest assieme: gli scorsi anni venivano band fin da Pisa e dal centro Italia per suonare, pensa!».
S.G. «Nati nel 2015, ma già con un EP. Come è nato tutto questo?».
Alessandro «Noi nasciamo in realtà nel 2013: Valerio, il nostro cantante, ha presentato l’idea a vari musicisti e… siamo partiti! Per i primi due anni abbiamo deciso di fare alcuni live, ponendo attenzione ai dettagli e di fatto creando delle prove generali aperte al pubblico. Volutamente, non pubblicizzavamo in modo estremo quelle serate: volevamo fare le cose passo per passo, partendo con la conclusione senza intoppi di un live e finendo per parlare di sound e della sua definizione. La ricerca del giusto sound è stato un punto fondamentale dell’EP e l’attenzione per esso è nato proprio da quel periodo! Forse è stato nel momento in cui abbiamo raggiunto il nostro punto massimo di performance live che siamo stati notati dai Velvet, proprio durante una di quelle serate. Loro ci hanno proposto di andare giù da loro a registrare e… una settimana dopo eravamo sull’aereo per Roma!».
S.G. «Come è stata la registrazione dell’EP?».
Alessandro «Musicalmente è stata una delle esperienze più formative ed emozionanti della nostra vita! Quando ti ritrovi a dover collaborare con Alessandro Sgreccia e Federico Coderoni (produttori dell’EP, ndr) devi proprio tirar fuori il meglio e il peggio della tua musica: come crescita personale e come musicista, è stato un momento fondamentale».
S.G. «Come siete giunti in sala registrazione per Elettroscopia?».
Alessandro «Noi siamo arrivati con tantissime canzoni papabili e, di contraltare, un unico sound ben preciso che volevamo raggiungere, ne abbiamo già parlato. Insieme ai produttori abbiamo vagliato e studiato varie scalette e idee: noi volevamo fare una sorta di concept album, così abbiamo scelto un insieme di canzoni che sottintendevano un argomento comune. L’idea era parlare delle fasi della vita, dall’adolescenza ai trent’anni, quando inizi a vedere i tuoi sogni realizzarsi. Esattamente il periodo della vita che stiamo vivendo noi dei Fase 39 in questo momento!».
S.G. «Provenivate già tutti dallo stesso genere?».
Alessandro «Prima di come siamo nati musicisti, ti parlo di come i membri dei Fase 39 siano nati come ascoltatori! [ride, ndr] Noi siamo cresciuti ascoltando molta musica anni ’90, che ci ha plasmato la mente, benché le nostre esperienze siano poi state diverse. Mario e Gianluca, rispettivamente bassista e batterista, hanno suonato insieme a Finardi e si sono quindi avvicinati anche al mondo del cantautorato italiano. Io che sto alle tastiere sono su un ramo anni ’90 e anni ’80, mentre Valerio e Massimo (rispettivamente cantante e chitarrista) erano già molto vicini al genere di Elettroscopia. Abbiamo cercato tutti quanti di portare del nostro, quindi dagli anni ’90 si spazia anche a sonorità differenti – ma il punto di partenza è sempre lo stesso!».
S.G. «Com’è la zona dei live attorno a voi?»
Alessandro «La scena dei locali torinesi è molto attiva, parimenti a quella dei festival! Non è come una grande città dell’estero, ma sicuramente più aperta alle band emergenti delle altre città italiane. Abbiamo poi tantissimi artisti che sono usciti dall’underground torinese, come i Subsonica, i Linea 77, Finardi stesso – che è di Milano, ma ha passato molto della sua vita a Torino. Nella nostra città ci sono anche diversi produttori importanti, come Claudio Rossi che purtroppo è mancato recentemente; è stato uno dei più grandi produttori italiani. La scena emergente vive però un po’ all’ombra di questi grandi: tutti sappiamo come e cosa fare a livello musicale, ma c’è davvero così tanta musica, di tutti i generi, che bisogna sgomitare!».
S.G. «State già componendo nuovi pezzi, vero? Nonostante un EP “grosso” alle spalle…».
Alessandro «Sì, per noi Elettroscopia è un album a tutti gli effetti! Vorremmo pubblicare qualcosa di nuovo entro l’estate del 2016, perché abbiamo sempre nuove idee nel cassetto e non vogliamo lasciarle troppo lì, a macerare. Vedremo cosa succederà, per ora non posso dire di più!».
S.G. «Prossimi live?».
Alessandro «A fine Novembre saremo al Fashion Club di Torino, poi a breve uscirà anche l’insieme delle date dell’Elettroscopia Tour, con Milano, Padova, Pavia, L’Aquila – poi anche il centro Italia».
S.G. «Ah, anche a Pavia! Allora vengo a disturbarvi!».
Alessandro «Oppure siamo noi a disturbare te! [ride, ndr]».
S.G. «Oddio, quando si porta musica inedita in giro è sempre tutto fuorché un disturbo!».
Alessandro «È vero, concordo!».
Aggiungerei: quando si porta musica inedita e interessante non si disturba mai. Che tu sia musicista o ascoltatore, fan o straniero incuriosito, o anche un intervistatore… Quando entri nel mondo di una nuova band emergente ti trovi circondato di nuovi mondi, nuove strade, nuove esperienze, proprio come quando entri per la prima volta in un nuovo locale e senti in sottofondo musica nuova…
…è sempre un piacere!
Spirito Giovane