Bentrovati a Brave Young Spirits! Con questa intervista torniamo piano piano nell’underground vero e proprio, quello dove ci sono band molto interessanti che aspettano ancora l’occasione che hanno avuto i ragazzi dei Virtual Time o degli Shiny Black Anthem. Gli Electroadda non sono da meno: ascoltando il loro CD su Soundwave prima dell’intervista mi sono sorpreso della qualità e della particolarità del loro genere. C’erano sonorità curiose, che ad un orecchio metallaro come il mio hanno comunque stuzzicato l’appetito musicale.
Spirito Giovane «Come definireste il vostro genere e come ci siete arrivati negli anni?»
Leonardo «È stato un percorso abbastanza lungo! C’era una costante tutte le volte che ci trovavamo, ovvero il divertimento nella ricerca di gusti e stili che si avvicinavano al nostro orecchio; senza pretese tecniche. Tanti brani hanno avuto influenze negli anni, specie quelli di gruppi scoperti nel periodo in cui creavamo canzoni. Ad esempio, A Better Life è influenzato dal periodo del 2008 e dall’uscita dei Mgmt – ed essendo noi stessi un duo, spesso altre band formate da coppie di artisti ci influenzano molto. Non abbiamo mai avuto un filtro di genere, quindi alla fine hai un’apertura di 360°; forse dal vivo c’è un filtro nella scelta delle tracce, tant’è che quando stiliamo una scaletta, che sia per una live o un EP, pensiamo davvero bene alla finalità di ogni singola traccia. Inoltre l’impatto con il palco e la scelta di portare brani arrangiati non più come duo, ma con strumenti aggiunti, ci ha spinto anche a volte a modificare determinate tracce già in fase di composizione in composizione».
Spirito Giovane «Quindi come nascono gli Electroadda?»
Carlo «Entrambi viviamo in zona Brianza (Mezzago e Bellusco) e l’occasione per mettere qualcosa nero su bianco è arrivata forse per caso, per “geografia musicale” – diciamo così. Io e Leonardo abbiamo iniziato a jammare in una sala prove a Mezzago, dove collaboravo con l’associazione che la gestiva. Eravamo noi due, da soli, con strumenti che non erano i nostri. Infatti io ero e sono pianista e tastierista elettronico, lui tastierista e batterista , ma jammando ci siamo ritrovati : io alla batteria e lui ha iniziato a inserirsi come chitarrista. Si può dire che siamo cresciuti su questi strumenti insieme fin dal 2004».
Leonardo «Fino al 2007 abbiamo suonato ogni lunedì in quella saletta, poi ne abbiamo creata una nostra».
Carlo «All’inizio non c’era una vera finalità, non pensavamo: “dai, facciamo un EP, mettiamo su una band”. Poi Leonardo, che è il compositore del gruppo, ha rilanciato tutto creando composizioni più solide; è stato in quel momento che abbiamo deciso di fare delle registrazioni»
Spirito Giovane «E siete quindi arrivati all’EP»
Leonardo «Si, è nato quasi d’obbligo. Nel 2007-2008 abbiamo creato uno studio con una predisposizione alla registrazione, oltre che essere, di base, una sala prove. Abbiamo subito constatato l’impossibilità di produrre tutto da indipendenti, quindi ci siamo appoggiati ad uno studio esterno (boombox studio di Milano) per registrare in modo completo. Abbiamo prodotto diverse tracce che abbiamo poi portato nel nostro studio mentre altre tracce ,come voce, synth e piano, sono state registrate direttamente sempre nello stesso studio dove proviamo. Da qui è nato l’EP, che è stato mixato da noi;».
Spirito Giovane «Siete arrivati all’incisione con tracce già pronte oppure alcune sono nate in sala?»
Leonardo «Perlopiù tracce già pronte, anche se, ed è solo un esempio, Star Girl è una track d’improvvisazione che è poi finita nell’Ep: eravamo impegnati a riscaldarci, jammando un po’ a caso, ma ne è nato un riff che ci ha colpito. Considera anche che ci sono brani che suoniamo in un periodo, diciamo che durano una stagione o due e che poi scartiamo dopo. Abbiamo terabytes di tracce e filmati delle prove nei nostri computer».
Carlo «Noi inoltre ci conosciamo da così tanto tempo da avere un nostro metodo e un’alchimia anche nelle improvvisazioni, che spesso risultano al nostro palato più “credibili” e naturali delle composte su PC. Certo, ci sono volte che l’improvvisazione non gira più, il brano va in stand-by e viene poi abbandonato… ma anche questo fa parte del processo creativo. Alla fine la scelta dei brani dell’EP è stata proprio su tracce portate avanti da tempo e che era giusto fissare per passare ad un livello successivo».
Spirito Giovane «Com’è la costruzione dei live da duo?»
Carlo «Il live è batteria, chitarra e voci; questo compone la parte classica di brani scritti e incisi così come li suoniamo live. Se si parla di tracce con suoni particolari o synth, io stesso controllo delle basi tramite iPad e inserisco le registrazioni in mixer; altri effetti sono controllabili sempre con un sistema simile mentre non suono la batteria. Gli ultimi concerti li abbiamo fatti tutti in queste modalità».
Leonardo «L’unica data “diversa” è stata all’Honky Tonky di Seregno: abbiamo colto l’occasione per portare brani mai pensati per essere eseguiti dal vivo, così ci siamo organizzati per creare le situazioni adatte per trasmettere le musiche al meglio. Con computer e strumenti mai inclusi nel live, abbiamo strutturato una parte di basi più imponente e metà dei brani avevano tale impostazione. Non abbiamo comunque usato turnisti…»
Carlo «…alternativa che non scartiamo in toto come idea futura; però per il momento abbiamo trovato il nostro equilibrio e siamo soddisfatti così».
Spirito Giovane «Il vostro nome ha qualche attinenza alla vostra zona geografica?»
Leonardo «[sorride, ndr] Il nome… il nome è sempre stato qualcosa in sospeso. Nel 2013 dopo qualche concerto è diventato necessario trovarne uno ed hai ragione, anche qui c’è lo zampino geografico: per caso passavo sempre vicino ad una industria che associava questi due nomi in modo interessante, electro e adda. Era un po’ difficile accettare di prendere nome da una fabbrica, però chi viene da lontano non ha questo preconcetto, no? Non conosce la fabbrica, non sa di questa ispirazione. Inoltre era interessante l’idea che il nome comunicava, quella di un fiume elettrico; l’Adda è un fiume dalle nostre parti che, in un modo o nell’altro, ha interagito e interagisce con le nostre vite e anche questa sorta di rimando semi-autobiografico ci piaceva. Avevamo una lista di nomi alternativi, ma volevamo qualcosa che, come spesso accade nei nomi delle band, avesse un fondo di realtà».
Spirito Giovane «Restando nell’ambito geografico, com’è la dimensione dei live e dei locali?»
Leonardo «L’ambiente è molto ampio e ben sviluppato».
Carlo «Noi siamo vicini a Milano e Bergamo, che sono zone molto forti a livello di locali. Il più vicini a noi è il Bloom, in cui speriamo di suonare in futuro; ma nonostante il fatto di non averci ancora suonato, questa vicinanza ti esemplifica anche la realtà che abbiamo sentito in prima persona fin da piccoli. Locali come il Bloom per musicisti come noi… diciamo che ci ha aiutato a rimanere in questo tipo di ambiente. Per il resto troviamo sempre dove suonare, anche se devi tenere in conto che abbiamo fatto pochi concerti insieme – ma ciò non significa che manchino i luoghi» [Domenica 17 Aprile, qualche giorno dopo la nostra intervista, gli Electroadda si sono esibiti finalmente al Bloom!]
Spirito Giovane «Avete già delle date oppure un luogo dove aggiornarsi?»
Leonardo «Sicuramente la pagina Facebook, dove pubblicheremo (speriamo!) le date di un probabile tour o un insieme di date comunque».
Gli Electroadda rispecchiano quel tipo di band che vorrei vedere spiccare: sound netti, precisi, ma ricchi di influenze; curiosi abbastanza per attirare gente e profondi nelle scelte musicali. Ringrazio entrambi i membri per aver chiacchierato con me su skype e auguro loro un roseo futuro!
Spirito Giovane