Qualche mese fa mi sono connesso per una chiacchierata con Francesco, batterista dei For Sore Eyes. Il gruppo sta crescendo grazie a nuovi singoli e buone occasioni per mostrarsi live, prendendo la strada di band come Virtul Time e Shiny Black Anthem, grazie anche ad alcune belle collaborazioni. Ho chiesto a Francesco di iniziare dalla formazione della band e di come lui stesso sia entrato a farne parte.
Francesco «Io sono l’ultimo arrivato e faccio parte della formazione dal 2011. Tutto è successo perché il vecchio batterista era uscito dal gruppo fondato da Andrea e Omar, rispettivamente cantante e bassista, che già suonava dal 2006-2007. Siamo tutti molto giovani, classe 1994-1992, e all’inizio loro facevano musica punk rock anche su influenza di una band fondata dal cugino di Andrea, che sono stati una parte importante della storia dei For Sore Eyes: il gruppo si chiamava Rivelardes. Dopo una serie di cambi di line-up è entrato in gruppo anche un altro cugino di Andrea, Gabriele, che è l’attuale seconda chitarra»
Spirito Giovane «Da quando sei entrato tu in formazione cos’è successo?»
Francesco «Proprio nelle settimane antecedenti al mio ingresso c’era un EP in ballo. I ragazzi avevano sei-sette canzoni abbozzate e sono riuscito ad arrivare in tempo per metterci del mio, per portare un’influenza diversa laddove possibile; tra scritture e modifiche è nato l’EP intitolato Dreamless – pt. 1, registrato all’Indiebox di Brescia (c’è l’idea di un sequel, ma vedremo in futuro!). L’EP è uscito solamente online e abbiamo estratto un singolo chiamato Welcome to Fairy Tale, che su youtube è andato molto forte: c’era un video con droni e robot creato da Andrea – che è l’artefice dei video, è un videomaker che fa video anche per altri gruppi (tra cui le Pornoriviste)»
Spirito Giovane «Ok, torniamo al tuo ingresso: cos’è successo dopo?»
Francesco «Abbiamo continuato a suonare e nel 2013 abbiamo suonato ad uno dei nostri concerti più grossi a cui abbiamo partecipato, ovvero all’apertura degli Hopes Die Last, che suonano da molto tempo più tempo di noi e sono già conosciuti. L’apertura è andata molto bene e ci siamo imbarcati su un nuovo singolo, chiamato Stay Before You Go (2014), registrato, prodotto e mixato tutto da noi. Il brano ha una featuring con Gianluca “Giani” Molinari, ex Upon This Dawning. Grazie a questo singolo siamo riusciti a fare un primo tour italiano tra 2014 e 2015, suonando a Milano, a Cesena (Videoclub), al Traffic di Roma e infine abbiamo aperto ai Linea 77 a Brescia. Giunta l’estate s’è deciso di prenderci una bella pausa per scrivere questo album».
Spirito Giovane «Raccontaci com’è fase di composizione».
Francesco «Di solito partiamo da una idea base che è sovente una linea melodica, specie del ritornello; dopodiché ci troviamo insieme e ognuno di noi collabora alla conclusione del brano, anche avendo in mente un probabile arrangiamento finale. A parte alcune intuizioni dei singoli componenti, la composizione avviene quasi sempre tutti insieme. Anche per questo album, Nexus, è stato così – ma è stato diverso».
Spirito Giovane «In che senso?»
Francesco «Non ci siamo limitati a fare canzoni che “filassero bene” e abbiamo sperimentato suoni e strutture mai affrontate prima, pur mantenendo il nostro sound e la nostra anima. Ci sono tanti stili in questo LP, ma in qualsiasi canzone si identifica una linea di fonde, un certo sound alla base – che era il nostro intento. Considera che siamo entrati in studio con un certo numero di tracce già scremate tra quelle prodotte e quelle sono finite sul CD, ovvero 12 tracce. Abbiamo registrato tutto in cinque giorni, in un’atmosfera calma, ma anche entusiasmante. Tutto s’è svolto come da programma, anche perché giocavamo in casa all’Indiebox di Brescia. Tengo a precisare che nell’album ci sono anche Stay Before You Go, il singolo del 2014, e una versione italiana di Nexus, la titletrack – anche ultimo nostro singolo».».
Spirito Giovane «A proposito, ha qualche significato il nome?»
Francesco «Il titolo dell’album è Nexus, che significa tra l’altro “connessioni”; è un nome che si lega bene sia al sound che ai testi (tutti scritti da Andrea), perché sottolinea il legame sotterraneo tra le tracce dell’LP».
Spirito Giovane «Com’è a tuo parere la situazione dei locali in Italia?»
Francesco «Dal mio punto di vista non è una situazione rosea. Dire che è “tragico” è un complimento, forse è perché sono pessimista di mio, ma è un periodo buio. Ci sono tantissime band che s’impegnano e spaccano veramente, che fanno tutto ciò che è necessario per farsi notare… eppure ancora non suonano quanto e come si deve! Serve ancora essere dei paraculati, scusa il termine, ma è il più corretto: inserirsi in un giro tale per cui riesci a ottenere un posto tramite conoscenze per suonare. Solo il concetto di suonare live rappresenta un grosso ostacolo molto difficile da superare e ci sono poche band underground che continuano per anni… molte si sciolgono perché non trovano modo di fare il salto e la frustrazione accumulata diventa troppa! Ovviamente questo significa che è improbabile vivere di questo attualmente, vivere di musica».
Spirito Giovane «C’è anche un altro lato della medaglia, secondo te?»
Francesco «Sicuramente sì! Ci sono tantissimi locali fantastici con gestori che tengono al loro lavoro e ti aiutano concretamente quando suoni da loro… certo, ci sono anche altri locali che preferiscono sfruttare molteplici serate discoteche perché fanno il quadruplo dei gruppi emergenti, non c’è battaglia quasi. Ma mi metto anche nei loro panni, i gestori di locali hanno spesso molte spese da sostenere: non è che non organizzino date o concerti, ma che nella mentalità collettiva il fatto di andare a sentire un gruppo dal vivo inedito è inconcepibile. È al di là del proprio punto di vista, si preferisce la sbronza in discoteca o la cover band. Tra la burocrazia e le tendenze cover del momento, questo uccide tantissimo le band – in un mercato quasi totalmente pieno, ripeto, di generi da discoteca».
Spirito Giovane «Live estivi?»
Francesco «Partiremo per un tour inglese a giugno! Toccheremo varie città: il 1° saremo proprio a Londra, al Dublin Castle. Poi Warrington (The Brewhouse), Bradford (The Black Swan) e ultima data al The Harp di Folkestone! Siamo elettrizzati! Per il resto potete seguire la nostra pagina Facebook per avere notizie sulle date future anche all’uscita dell’intervista»
Salutai Francesco facendogli, come mio solito, un grande in bocca al lupo, tanto a lui quanto alla sua band.
È stato interessante vedere intervista dopo intervista quanto siano simili o dissimili le esperienze dei gruppi underground e non vi nascondo che spesso concordo con gli intervistati quando mi rivelano la loro opinione sul mondo live. Fintanto che ci muoviamo in radio o in televisione si aprono spiragli per, usando parole di Francesco, “fare il salto”; ma quando parliamo di suonare live diventa piuttosto una questione geografica e sociale (leggasi conoscenze) quella di potersi far vedere o meno.
Spirito Giovane