Ed eccoci arrivati all’ultima intervista dell’estate 2016, un’intervista a cui tengo molto per via dell’amicizia che si è sviluppata in seguito alla stessa. Oggi è infatti nostro ospite Paolo Fosso, co-creatore e tastierista degli Armonite, band nata a Pavia negli anni ‘90. Ho avuto il piacere di incontrarlo due volte per porgli questa decina scarsa di domande, tra maggio e giugno. Due volte perché quando incontri una persona con cui scatta il giusto feeling artistico le discussioni divagano e non puoi farci nulla. Ma è proprio quel fiume di parole che permette di scoprire piccole meraviglie nascoste dietro a facce apparentemente comuni: gli Armonite sono una di queste meraviglie.
Spirito Giovane: «Quando e come nascono gli Armonite?»
Paolo Fosso: «Nel 2015 io e Jacopo, uno dei due violinisti storici degli Armonite, decidiamo di formare una nuova band, mutuando il nome dalla nostra vecchia. Da quando abbiamo deciso di rimetterci in carreggiata, abbiamo subito pensato a una pubblicazione. L’album si intitola “The Sun is New Each Day” ed è uscito a giugno 2015. Tutte le tracce le ho composte io, tranne una della quale si è occupato Jacopo»
Spirito Giovane: «Quindi esisteva una vecchia band con lo stesso nome?»
Paolo: «Sì, formatasi nel 1996 a Pavia. Nel 1999 pubblica un album, Inuit, e poi, dopo qualche data live (ricordo un concerto con Dario Fo a Cesenatico e un’apertura a Steve Hackett dei Genesis), ci siamo sciolti per vari motivi. La caratteristica degli Armonite, fin da sempre, è stata il violino elettrico e, inizialmente, in formazione c’erano due violinisti»
Spirito Giovane: «Raccontami meglio della composizione e della registrazione»
Paolo: «Io e Jacopo ci siamo riuniti all’inizio del 2015 e un paio di mesi dopo eravamo già dietro all’album. Visto che eravamo in due, si è scelto di sfruttare musicisti esterni. Mentre Jacopo pensava a collaborazioni locali, io… sparavo in alto! Infatti, dopo aver scritto a una ventina di artisti, tra cui Luis Mariutti (ex Angra) o Gustaf Hielm (bassista dei Meshuggah), abbiamo trovato alle quattro corde niente meno che Colin Edwin dei Porcupine Tree. Anche per la batteria si pensava a qualche grande nome, ma poi il bassista degli Haken, con cui eravamo in contatto, ci ha passato il nome di un ragazzo olandese, Jasper Barendregt – una bomba – e abbiamo deciso di registrare l’album con lui»
Spirito Giovane: «Però, che storia! Nomi grossi a sentire le band…»
Paolo: «Nomi grossi, ma persone squisite e spesso umili. Alla fine mitizziamo troppo questi artisti… ma giustamente! Sono bravissimi e questo ti fa pensare che stiano in una sorta di Olimpo separato dal mondo, ma se gli scrivi e gli proponi un progetto serio, sono ben propensi a risponderti: per loro è un lavoro. Inoltre oggigiorno coi social network è diventato semplicissimo poterli contattare direttamente»
Spirito Giovane: «Torniamo alla registrazione: com’è proseguita?»
Paolo: «Ci abbiamo messo circa sei mesi per l’album, sei mesi in tutto: dalla creazione dei pezzi all’incisione fino al mastering. Siamo andati a registrare alla PFL studio di Cava Manara, mentre i due artisti stranieri hanno ricevuto da noi gli spartiti e hanno registrato in proprio. Dopodiché il missaggio è stato fatto da Paul Reeve, primo producer dei Muse. Abbiamo sentito diversi producer importanti, ma alla fine Paul Reeve era quello che ci convinceva di più a livello di disponibilità e propensione verso il mercato. Il lavoro di missaggio credo sia durato al massimo un mese. Il mastering è di Geoff Pesche agli Abbey Road Studios di Londra»
Spirito Giovane: «Ok, fermo un secondo. Con questi nomi e un sound come il vostro, sinceramente, penserei ad un gran successo e me lo auguro. Tuttavia ho letto sul web che ci sono anche state alcune critiche…»
Paolo: «Diciamo così: a noi l’album piace [ridacchia, ndr]. No, a parte gli scherzi… Abbiamo deciso di avere un missaggio tendenzialmente mainstream, ovviamente senza tradire il genere rock da cui veniamo. Ma questa scelta a molti non è piaciuta, sebbene a nostro parere restituisca al meglio l’idea di aggressività che avevamo in mente. Se ascolti il CD e sei un attimo esperto puoi accorgerti che il sound è molto compresso: è stata una nostra precisa richiesta per cercare un pubblico eterogeneo…»
Spirito Giovane: «E per i live? Avete in programma di farne? Come agirete?»
Paolo: «La prima data è stata a Bettmeralp, in Svizzera, a 2.000 metri di altezza: diciamo che siamo partiti dal #top! Abbiamo in progetto di continuare con i live e portare in giro il nostro show “The Soundtrack is New each Day“, cover tratte dalle colonne sonore dei film più noti, riarrangiate in chiave violin rock, oltre ovviamente ai brani del nostro album. Ad esempio, il 15 luglio gli Armonite partiranno per la Gran Bretagna per un mini tour a Swansea (Galles), Southampton e Londra! Siamo elettrizzati, ma speriamo di toccare anche l’Italia, sebbene… ahimé finora sia stato difficile – nel senso che ci sono arrivate richieste dall’estero senza cercarle, invece nel nostro paese è difficile trovarle anche se le cerchi. Incredibile. Secondo me quello che manca in Italia è la curiosità: abbiamo perso qualsiasi curiosità verso il nuovo. E finché non ci sarà, ci meritiamo solo tribute band»
Quando io e Paolo ci siamo lasciati la seconda sera dell’intervista in realtà non ci siamo accomiatati come faccio solitamente con le band: sapevamo entrambi che ci saremmo sentiti ancora. È strano: a volte penso che questa rubrica sia poco incisiva sul panorama underground, ma poi piccole cose mi rivelano il contrario e mi danno la spinta per andare avanti. E chissà cosa mi riserverà il prossimo futuro, quando a settembre ricominceremo la rubrica.
Il sole è davvero nuovo ogni giorno…
Spirito Giovane